Al giorno d’oggi è quasi impossibile immaginare come mulattiere, sentieri e sterrate, oggi fruite da camminatori ed escursionisti, in passato rappresentavano importantissime Vie di comunicazione tra la Liguria e le regioni attigue: Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Per secoli, tutti i giorni, con qualsiasi condizione atmosferica, carovane di mulattieri, viandanti, pellegrini ed anche briganti, percorrevano questi tracciati dove avvenivano traffici e scambi commerciali. Lungo queste vie nascevano paesi, ospitali, negozi ed osterie, indispensabili per la meritata sosta durante questi viaggi avventurosi. Addirittura, nel Medioevo, alcune di queste Vie vennero utilizzate dai Cavalieri Crociati che dalla città di Piacenza oltrepassavano gli Appennini per imbarcarsi a Genova con destinazione Gerusalemme.
In tempi più recenti, anche Albert Einstein, partì con il suo zaino in spalla, in compagnia di un amico percorrendo il tragitto che da Pavia lo portò a Nervi, rimanendo completamente ammaliato ed incredulo dalle tante bellezze naturalistiche e storiche incontrate durante il viaggio.
Connettersi a questo nostro nuovo portale, non è solo ricevere tutte le informazioni basilari per accingersi a percorrere questi itinerari, ma è come viaggiare sulle ali del vento, una vasta panoramica ad ampio raggio che spazia dalla pianura fino ai borghi storici di Bardi, Bobbio e Varzi, procedendo in direzione Genova fino al Parco Nazionale delle 5 Terre; al centro la Terra di Mezzo, un esteso territorio di valli, colline e montagne unite trasversalmente da Est a Ovest, da una rete di percorsi di una bellezza unica e straordinaria.
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LE VIE DEL SALE: UNA STORIA PLURIMILLENARIA
Il commercio del sale tra la costa ligure e la pianura padana si sviluppò fin dall'epoca romana attraverso una fitta rete di piste e strade di crinale che mediante alcuni passi storici (gioghi) permettevano il trasporto di questo prodotto indispensabile per la sopravvivenza di uomini e animali.
Se da un lato costruire una via sul crinale di una montagna o di una collina presentava maggiori problemi tecnici, dall'altro assicurava un ambiente più salubre rispetto ai fondovalle spesso paludosi e malsani e offriva la sicurezza di poter avvistare da lontano eventuali pericoli.
Dopo la caduta dell'Impero Romano ed il dominio bizantino della Liguria, i crinali appenninici divennero linea di confine e solo nel VII sec d. C. con la conquista longobarda della Liguria, la viabilità da e per Genova fu riorganizzata. Nel Medioevo i trasporti erano quasi sempre someggiati e le strade furono mantenute dai grandi monasteri che sorsero numerosi in quest'epoca anche con funzioni di ospitalità. Questa situazione viabilistica rimase sostanzialmente immutata fino agli inizi del XIX Secolo, quando furono realizzate le prime strade carrabili ed in seguito le strade ferrate di collegamento con l'entroterra.
Se da un lato costruire una via sul crinale di una montagna o di una collina presentava maggiori problemi tecnici, dall'altro assicurava un ambiente più salubre rispetto ai fondovalle spesso paludosi e malsani e offriva la sicurezza di poter avvistare da lontano eventuali pericoli.
Dopo la caduta dell'Impero Romano ed il dominio bizantino della Liguria, i crinali appenninici divennero linea di confine e solo nel VII sec d. C. con la conquista longobarda della Liguria, la viabilità da e per Genova fu riorganizzata. Nel Medioevo i trasporti erano quasi sempre someggiati e le strade furono mantenute dai grandi monasteri che sorsero numerosi in quest'epoca anche con funzioni di ospitalità. Questa situazione viabilistica rimase sostanzialmente immutata fino agli inizi del XIX Secolo, quando furono realizzate le prime strade carrabili ed in seguito le strade ferrate di collegamento con l'entroterra.
VALLE STURA
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La viabilità della Valle Stura è testimoniata fin dall'epoca romana: ad Ovada esisteva un “guado” per il transito delle merci in prossimità della confluenza dello Stura nell'Orba. Il percorso principale lungo la valle, noto come via della Canellona, passava per Tiglieto la cui celebre abbazia risale al 1120, lambiva il monte Reixa e attraverso il passo del Faiallo, raggiungeva Voltri.
La presenza di un collegamento con la pianura permise, nei Secoli XVII e XVIII, l'avvio di numerose attività manifatturiere come quelle della pregiata carta bambagina a Voltri e nell'attigua val Cerusa e, a partire dal 1884, quella della filigrana d'argento a Campo Ligure. Solo nella seconda metà dell'Ottocento si sentì la necessità di una viabilità più efficiente e veloce: furono così realizzate la Strada Statale del Turchino (inaugurata nel 1872) e la ferrovia Genova-Ovada (ultimata solo nel 1894). |
L'impulso alla nascita della Via che sarà chiamata della Bocchetta si ha intorno al 1100 quando Genova, sconfitti i Saraceni e costituitasi in Comune, volge lo sguardo oltregiogo per sviluppare il commercio con le città Padane. Si afferma un percorso, per secoli l'unico carrabile verso la pianura, che passa per Campomorone, lambisce le pendici del monte Leco e scende in pianura per Voltaggio e Gavi. Nel 1447, al valico della Bocchetta fu conferito il pagamento del dazio del sale togliendo questo privilegio alla via della Canellona. Alla fine del XVI Secolo, il percorso fu modificato: dopo il passo della Bocchetta seguì il corso del torrente Lemme, abbandonando quello di crinale.
In epoca napoleonica, la strada ebbe un periodo di decadenza: fu usata per il passaggio delle artiglierie pesanti e lasciata in stato di degrado. Oggi la Via della Bocchetta, in particolare la variante che da Gavi passa per Bosio e Capanne di Marcarolo, è apprezzata dai ciclisti per la sua pendenza. |
VAL LEMME
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VALLE SCRIVIA
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In valle Scrivia la viabilità fu sempre condizionata dalla conformazione geologica, in particolare dalla profonda forra scavata dal fiume che, a sua volta, ha influenzato il sorgere degli insediamenti umani spesso collocati presso la confluenza dei torrenti e difesi da un castello collocato su un'altura. La più antica Via della vallata, la Postumia, fu fatta costruire come strada militare dal console Spurio Postumio Albino a partire dal 148 a.C. sul crinale tra la valle Scrivia e Lemme. Da Tortona passava per Libarna, superava il crinale al Cian de Reste vicino al passo della Bocchetta e giungeva a Pontedecimo e Genova. Questa direttrice rimase secondaria fino al 1728, quando Genova acquistò il feudo di Busalla ai piedi del valico dei Giovi che, in questo modo, diventava più facilmente controllabile. Nel 1817 fu decretata la costruzione della strada dei Giovi inaugurata nel 1823 con il passaggio del corteo reale. La linea ferroviaria fu inaugurata nel 1854. Tra Pietrabissara e Isola del Cantone si avvaleva di numerosi ponti e di quattro gallerie, di cui la maggiore, lunga ben 3260 metri, rimase per anni la più lunga del mondo e l'unica ad essere stata scavata interamente a braccia senza l'ausilio di mezzi meccanici. La camionale entrò in funzione nel 1935, mentre la moderna autostrada fu inaugurata nel 1960.
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Si trattava in realtà di un fascio di mulattiere che risalendo le valli Curone, Grue e Vobbia giungeva nella media val Borbera passando per Dernice o Montebore e si riunificava a Rocchetta ligure. Da qui proseguiva per la valle del Torrente Sisola e, costeggiando le ripide pareti orientali del torrente Maggio, giungeva a Casella, ultima tappa prima del valico della Crocetta di Orero dove si trovava il confine della Repubblica di Genova. Nel Medioevo e nell'età moderna fu preferita alla Strada dei Giovi, come testimoniano gli imponenti forti fatti costruire nel '700 e nell'800 a difesa della parte più vicina a Genova.
La ferrovia da Genova a Casella, inaugurata nel 1929, ricalca fedelmente la parte finale della strada e in alcuni tratti è parallela all'antica mulattiera. |
VALLI CURONE, GRUE E VOBBIA
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VAL BORBERA
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Anticamente la Val Borbera, oltre che da una trama di sentieri e mulattiere adibite al trasporto locale o alla transumanza, era interessata da due importanti percorsi che collegavano la pianura alla costa. Uno si snodava sull'alto crinale orientale, passando per Capanne di Cosola e Capanne di Carrega, che era parte di un percorso più ampio che da Varzi portava in Liguria. Un altro, da Capanne di Carrega piegava ad ovest e raggiungeva San Sebastiano Curone e la pianura. Quando, dopo l'apertura della strada dei Giovi, il trasporto someggiato fu soppiantato da quello su carri, questi percorsi persero gradualmente importanza e rimasero mulattiere fino agli inizi del XX Secolo, quando iniziò lo spopolamento del territorio. La strada carrozzabile aperta con le mine tra i1872 ed il 1875 si fermò a Pertuso a causa degli insormontabili problemi tecnici posti dalle strette e fu completata solo nel 1939 con l'arrivo a Carrega Ligure.
Dopo il passo della Scoffera, si presentava un ulteriore ostacolo: il monte Fasce, antropizzato fin dall'età del ferro, era attraversato da una strada di crinale orientata da ovest a est che collegava Sturla con Nervi. Essa ricalcava antichi percorsi solo in parte ancora leggibili sul territorio. |
Le comunicazioni lungo la Val Trebbia furono sempre difficili fino a quando, alla fine dell'Ottocento, non venne completata l'opera ideata da Napoleone: una grande arteria tra Piacenza e Genova. Prima esisteva una trama di sentieri e mulattiere anche trasversali alla valle. Nel medioevo si imposero due percorsi che passavano alti sui crinali che separavano Val Trebbia e Val Borbera (la Via dell'Antola) da una parte, Val Trebbia e Val d'Aveto (la via del Gifarco) dall'altra. Con quest'ultima era possibile andare da Piacenza a Nervi in due giorni e mezzo ed era preferita dai mercanti lucchesi e fiorentini per la sua sicurezza. Si ritornò a parlare di una via carrozzabile Piacenza-Genova solo nel 1852, quando si scelse di realizzare il progetto degli ingegneri napoleonici con alcune modifiche. La carrozzabile venne inaugurata solo nel settembre 1910. La ferrovia Genova-Piacenza, invece, ventilata fin dal 1865, non fu mai realizzata soprattutto per motivi economici.
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VAL TREBBIA
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VAL D'AVETO
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Tra la Val d'Aveto e la costa, le tracce delle strade storiche sono meglio visibili che altrove. Le antiche mulattiere, utilizzate fino a pochi decenni or sono, costituiscono una sorta di museo a cielo aperto della viabilità appenninica in un territorio frequentato da popolazioni liguri. La Via romana di fondovalle dell'Aveto giungeva a Salsominore dove si trovavano le saline. Nel 612 fu fondata l'abbazia di Bobbio per controllare il territorio tra la pianura padana e la Liguria. L'abbazia fondò a sua volta numerose “celle” (piccoli insediamenti monastici) collegate tra loro e con il Tigullio da una fitta rete di mulattiere. In quel tempo, esistevano in Val d'Aveto tre strade principali: quella della Cella, dal nome di una località controllata dal monastero di Bobbio, quella della Ventarola, mulattiera in parte ancor oggi percorribile, che sfrutta il passo omonimo per scendere in valle Sturla, e quella trasversale alla valle che da Santo Stefano d'Aveto arrivava a Rezzoaglio per collegarsi alla direttrice verso il mare.
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Si dice che una pista che, attraverso il Passo del Tomarlo e quello dell'Incisa, arrivava al Passo del Bocco, fosse usato dai Liguri di queste valli, i quali praticavano il culto delle vette e ritenevano sacro il Monte Penna e la foresta che lo circonda. Notizie più sicure sugli antichi scambi commerciali tra Piacenza e Genova lungo la Val Nure sono testimoniate dal toponimo Ponte dell'Olio, che ricorda la preziosa merce trasportata a dorso di mulo dalla riviera. La strada, una volta arrivata a Ferriere, scendeva a Santo Stefano d'Aveto attraverso il passo della Crociglia e da qui si collegava alle strade che attraversavano la Val d'Aveto.
Le miniere di ferro e di rame dell'alta Val Nure erano sfruttate già in epoca romana e nel Medioevo: lungo il percorso sorgevano numerosi “ospitali” presso i quali si dava rifugio e ristoro ai viandanti. Tuttavia, la strada che conduceva alla pianura non era lastricata e, in caso di pioggia o di neve, diventava impraticabile. Solo con l'Unità d'Italia parve utile la costruzione di una via che arrivasse fino a Chiavari lungo la Val Nure. Essa fu prevista nel 1881 ma entrò in funzione solo nel 1936 e solo nel 1970 fu aperta la strada che, attraverso il passo del Tomarlo, mette in comunicazione la Val Nure con Bardi e Bedonia. |
VAL NURE
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VAL DI CENO E VAL DI TARO
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Nel tratto di Appennino a sud Piacenza e Parma fino alla riviera di Levante, le vallate
hanno andamento trasversale rispetto ai percorsi tra pianura e costa. Quest'area è stata attraversata per secoli da strade di lunga percorrenza verso la Lunigiana e la Toscana. Una delle direttrici più antiche era quella, di epoca romana, da Luni al monte Penna e presumibilmente a Velleia. Notizie certe risalgono all'epoca longobarda, quando una strada detta “via regia”, cioè principale, transitava sulle pendici del monte Gottero e ad est seguiva i crinali fra le valli Vara e Magra. Durante il Medioevo, l'itinerario passava per il passo delle Cento Croci, mettendo in comunicazione la Liguria con la Toscana. E' alla fine del '300 che i Fieschi, i maggiori possidenti della zona, fecero edificare il borgo di Varese Ligure allo scopo di controllare il valico. A partire dalla fine del ‘400 quello delle Cento Croci fu il passo più battuto dell'Appennino orientale tra la Liguria, l'Emilia e la Lombardia. Ancora all'inizio del ‘700 questa strada era percorsa dai mulattieri in tre giorni e mezzo. |
Questa strada fu costruita dai Longobardi dopo la vittoria sui Bizantini nel VII Secolo d. C.; lungo il percorso sorsero numerose abbazie ed ospitali. I Longobardi, infatti, avevano lo scopo di rendere stabile il tracciato e di conferirgli i caratteri di grande via di transito di portata europea. In effetti, per tutto il Medioevo il flusso di pellegrini diretti a Roma fu copioso e costante anche per la maggior sicurezza che questa via offriva rispetto a quelle costiere, esposte alle incursioni dei saraceni. Lungo questa strada passò ogni genere di merci, compreso un elefante dono del Califfo di Bagdad a Carlomagno.
Nel '700 i mulattieri impiegavano tre giorni da La Spezia a Parma passando da Pontremoli, Passo della Cisa, Berceto e Fornovo. Ci voleva un giorno in più per raggiungere Piacenza. |
VAL DI TARO
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