LA VARIANTE "VIA DEL MARE"
DA TORTONA A CAPANNE DI COSOLA
CENNI STORICI E CURIOSITA' LUNGO IL CAMMINO
TORTONA
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Posta all’incrocio di trafficate strade consolari (via Postumia, via Emilia, via Fulvia, via Vercellina), la città di Derthona è stata una fiorente colonia romana, e ancor prima una città fortificata dei Liguri, anche se ritrovamenti nell’attuale area urbana testimoniano la frequentazione del territorio fino dal Neolitico.
La tradizione riporta la diffusione del Cristianesimo nel tortonese già dal II secolo: san Marziano, protovescovo della città, fu martirizzato nel 122 sotto l’imperatore Adriano. Le successive invasioni germaniche non hanno recato gravi danni alla città, difesa da valide mura, mentre le vicine Libarna e Iria (Voghera) furono quasi completamente cancellate. Rimasto il centro principale della zona nel Medioevo, nel 1122 divenne libero comune col nome di Terdona. Assediata da Federico Barbarossa nel 1155, dopo quasi due mesi i tortonesi, rifugiatisi sulla collina del castello, dovettero arrendersi poiché fu avvelenata l’unica fonte di acqua della città. Tortona venne saccheggiata e distrutta dai pavesi, alleati con l’imperatore, ma in fretta ricostruita con l’aiuto dei milanesi. La città seguì quindi le sorti del ducato di Milano sotto il dominio dei Visconti e in seguito degli Sforza, e interruppe la plurisecolare appartenenza al mondo milanese solo nel 1738, quando venne annessa ai domini sabaudi. In occasione della battaglia di Marengo i francesi stabilirono nel territorio di Tortona il loro quartier generale e, a seguito della caduta di Napoleone, con la Restaurazione tornò sotto i Savoia e visse un periodo di grande splendore, nel quale vennero edificati i portici di via Emilia ed il meraviglioso teatro civico. Resti dell’epoca romana sono le mura del I secolo a.C. visibili sul colle del castello, nonché i ritrovamenti di sepolcri e di reperti vari, tra cui un bel pavimento in cocciopesto e mosaico del II secolo d.C. oggi conservato all’interno del centro commerciale Oasi. |
Meritano la visita il cinquecentesco Duomo, che contiene le reliquie di san Marziano e un frammento della Vera Croce di Cristo, che dà origine ad una delle feste più sentite della città, la festività di Santa Croce; la bella Basilica della Madonna della Guardia, voluta da san Luigi Orione, su cui svetta una gigantesca statua in bronzo (ben 14 metri) della Madonna con Bambino; la chiesa di Santa Maria Canale, la più antica della città, che conserva una Natività attribuita a Leonardo da Vinci; la chiesa di san Matteo, al cui interno la tradizione identifica il Mausoleo dell’imperatore Maggiorano, assassinato a Tortona nel 461 a.C. Degni di nota sono anche il portico dell’Annunziata, di fianco al già citato teatro civico, il convento dei Frati Cappuccini e la chiesa di san Giacomo, ricostruita nel XVIII secolo su ciò che restava del vecchio edificio adibito ad ospizio per i pellegrini che si recavano a Compostela e dal 1252 affidata all’ordine dei Templari. Secondo la leggenda il frammento della croce di Cristo conservato in Duomo sarebbe stato portato proprio dai cavalieri templari, custodi della Vera Croce. Tradizione vuole che i Templari, presenti a Tortona dal 1249 al 1310, abbiano addirittura custodito nella chiesa di san Matteo il Sacro Graal, legato dalla tradizione al nome di Maggiorano. Il motto del comune “pro tribus donis similis Terdona leonis” farebbe riferimento ai tre doni (corpo, sangue e spirito) che il Graal darebbe alla città che lo custodisce.
Molto interessanti risultano poi il palazzo Guidobono, risalente al XV secolo e sede del museo Archeologico, in cui sono conservati reperti rinvenuti in zona e a Guardamonte, e il museo Orsi, che vanta una notevole esposizione di antiche macchine agricole nei locali dell’omonima fabbrica.
Meritano un assaggio il gustoso agnolotto tortonese, i baci di dama e la fragola Profumata di Tortona, una varietà locale particolarmente apprezzata. Tipico condimento della zona è il sugo detto Aià, composto da un trito di noci, mollica di pane, latte e aglio, tradizionalmente servito la vigilia di Natale.
Fra i tanti vini di pregio del territorio va senz’altro menzionato il Timorasso, derivante da un antichissimo vitigno autoctono a bacca bianca.
Molto conosciuto e apprezzato in zona è il Montebore, un formaggio già citato nel XII secolo e ora presidio Slow Food, che prende il nome dal piccolo paese in cui è nato, sullo spartiacque tra la val Grue e la val Borbera. Una curiosità relativa a questo prodotto ci porta al gennaio 1489, quando a Tortona si celebrò il matrimonio tra Gian Galeazzo Sforza, nipote di Ludovico il Moro, e Isabella d’Aragona. Cerimoniere d’eccezione fu Leonardo da Vinci, che curò l’allestimento dello sfarzoso banchetto accompagnato da carri allegorici, danze, canti e musiche. Unico formaggio ammesso, molto amato da Leonardo stesso, fu proprio il Montebore.
Molto interessanti risultano poi il palazzo Guidobono, risalente al XV secolo e sede del museo Archeologico, in cui sono conservati reperti rinvenuti in zona e a Guardamonte, e il museo Orsi, che vanta una notevole esposizione di antiche macchine agricole nei locali dell’omonima fabbrica.
Meritano un assaggio il gustoso agnolotto tortonese, i baci di dama e la fragola Profumata di Tortona, una varietà locale particolarmente apprezzata. Tipico condimento della zona è il sugo detto Aià, composto da un trito di noci, mollica di pane, latte e aglio, tradizionalmente servito la vigilia di Natale.
Fra i tanti vini di pregio del territorio va senz’altro menzionato il Timorasso, derivante da un antichissimo vitigno autoctono a bacca bianca.
Molto conosciuto e apprezzato in zona è il Montebore, un formaggio già citato nel XII secolo e ora presidio Slow Food, che prende il nome dal piccolo paese in cui è nato, sullo spartiacque tra la val Grue e la val Borbera. Una curiosità relativa a questo prodotto ci porta al gennaio 1489, quando a Tortona si celebrò il matrimonio tra Gian Galeazzo Sforza, nipote di Ludovico il Moro, e Isabella d’Aragona. Cerimoniere d’eccezione fu Leonardo da Vinci, che curò l’allestimento dello sfarzoso banchetto accompagnato da carri allegorici, danze, canti e musiche. Unico formaggio ammesso, molto amato da Leonardo stesso, fu proprio il Montebore.
Centro agricolo posto alla destra del torrente Grue a 128 m. slm. Già citato nei documenti dell’800, fu nei secoli possedimento dei Visconti, degli Sforza e dei Fogliani di Piacenza.
Monumenti di interesse sono la chiesa parrocchiale dell’Assunta, il monastero dell’Annunziata e la meravigliosa pieve romanica edificata intorno all’anno Mille, al cui interno compare un crocifisso ligneo, probabilmente della fine del ‘500, dotato di una particolare articolazione del capo, celata da barba e capelli veri (di cui oggi restano poche tracce), che simula un cenno di assenso. Pare che tale crocifisso fosse utilizzato durante i processi dell’Inquisizione. Nella navata di sinistra compare una tomba del periodo tardo romano/alto medievale rinvenuta in paese. |
VIGUZZOLO
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VOLPEDO
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Famoso per la coltivazione delle pesche, Volpedo, posto a 182 m. slm sulla sponda destra del torrente Curone, è stato inserito dal 2006 tra i Borghi più belli d’Italia.
L’insediamento risale probabilmente alle antiche popolazioni liguri, mentre una stele sepolcrale in arenaria del I secolo d.C., incastonata in un muro della canonica parrocchiale, testimonia la presenza romana. Già prima dell’anno Mille documenti scritti nominano la pieve romanica, e allo stesso periodo risale il “castrum”, il villaggio fortificato di cui ancora oggi è visibile parte della cinta muraria, ricostruita nel ‘500 dopo la distruzione a seguito della storica rivalità con il villaggio di Monleale, posto sulla sponda opposta del Curone. Il comune ha dato i natali nel 1868 al pittore Giuseppe Pellizza, autore del celeberrimo “Il Quarto Stato”, simbolo delle rivendicazioni contadine e delle battaglie politico-sindacali. Da visitare la casa natale e lo studio del pittore, in cui sono conservati strumenti di lavoro, oggetti personali ed alcune opere dell’artista. Riproduzioni dei quadri più famosi sono state poste negli angoli più caratteristici del centro storico del paese. |
Durante la terza tappa della Via del Mare il tracciato passa nei pressi del sito archeologico di Guardamonte. Abitato per circa 5000 anni, dal Neolitico fino all’impero romano, a partire dagli anni ’50 dello scorso secolo fu interessato da campagne di scavo che permisero ritrovamenti di epoche diverse. La lunga durata dell’occupazione trova spiegazione nelle caratteristiche morfologiche del sito, arroccato in posizione strategica rispetto alle direttrici fluviali e di transito tra la pianura e i valichi appenninici.
Di grande rilievo la presenza di oggetti di importazione, a testimonianza degli scambi commerciali di Guardamonte con altre antiche popolazioni: tra i reperti sono state rinvenute alcune ceramiche etrusche. Durante il periodo di espansione dell’impero romano i Liguri dell’entroterra si opposero all’avanzata occupando posizioni difficilmente accessibili. Risale alla metà del III secolo la sistemazione a “Castelliere”, con fortificazioni cinte da muraglie a secco e palizzate costruite a scopo difensivo. Con il clima più disteso che ha fatto seguito al dominio romano il Castelliere venne progressivamente abbandonato dai Liguri, poiché cadde in disuso la necessità di stanziamenti sicuri in altura, ma restò un importante presidio romano tardo repubblicano. La zona riveste anche importanza dal punto di vista geologico: notevole è la quantità di conchiglie fossili che si possono rinvenire incastonate nella roccia. |
SITO ARCHEOLOGICO DI GUARDAMONTE
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FABBRICA CURONE
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Situato in alta val Curone a 472 m. slm (la sede del Comune si trova però in frazione Garadassi a 712 m.) in un territorio che vide sporadici insediamenti dei Liguri già in epoca preromana (testimoniati da reperti storici rinvenuti nelle vicine località di Guardamonte e nella stessa zona di Fabbrica).
Il paese sorse intorno al IX secolo quale avamposto dell’Abbazia di san Colombano di Bobbio. Con il feudalesimo Fabbrica ebbe il suo castello, del quale resistono alcuni ruderi, ed il territorio venne assegnato prima al vescovo di Tortona, poi attribuito ai marchesi Malaspina fino all’anno della soppressione dei Feudi Imperiali (1797). La pieve romana rappresenta uno dei monumenti più antichi ed importanti della valle. All’interno vi è una bella statua dell’Assunta del 1859 dello scultore Luigi Montecucco di Gavi, le cui opere compaiono in diverse chiese della diocesi di Tortona, un pulpito in legno del XVII secolo, il battistero con la preziosa copertura in legno intarsiato ed il cancelletto in ferro battuto sempre del ‘600. Molto apprezzata ogni prima domenica di ottobre è la Festa della Montagna, caratterizzata da prodotti tipici, attrezzi d’epoca e rievocazioni di antichi mestieri. Tra le varie frazioni del comune, Caldirola, già stazione sciistica negli anni ’30 del secolo scorso, possiede piste da sci e da mountain bike downhill servite da una seggiovia che raggiunge quota 1400 m. |
La quarta tappa della Via del Mare passa nei pressi di una chiesa unica e molto suggestiva, il Tempio della Fraternità, edificata da un cappellano militare sopra l’abitato di Cella di Varzi. Già nel piazzale accolgono il visitatore un carrarmato, un aereo ed una grossa ancora, e all’interno è presente un’impressionante rassegna di armi e reperti bellici.
La prima pietra, proveniente dall’altare di una chiesa distrutta durante lo sbarco degli Alleati in Normandia nel ’44, venne inviata dall’allora nunzio apostolico Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, che ha da subito appoggiato il progetto di una chiesa che dalle rovine del II conflitto mondiale si ergesse a simbolo di pace e di fratellanza fra i popoli. Dopo questa pietra ne seguirono molte altre, inviate dai luoghi interessati maggiormente dalla guerra, tra cui Berlino, Dresda, Milano, Montecassino, Varsavia, Londra, Hiroshima e Nagasaki. L’altare è costituito da frammenti di cattedrali e monumenti distrutti dal conflitto inviati da ben un centinaio di località diverse. Il Crocefisso è formato da armi mentre il tabernacolo è ricavato da un proiettile, il pulpito è un insieme di resti di due navi che hanno partecipato allo sbarco in Normandia e la vasca battesimale è stata ottenuta dall’otturatore di un cannone della corazzata “Andrea Doria”. Le balaustre poi custodiscono la sabbia dei fiumi più lunghi al mondo e la terra dei luoghi che furono teatro delle più cruente battaglie della storia. |
TEMPIO DELLA FRATERNITA'
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