VARIANTE
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PROFILO ALTIMETRICO VARIANTE TAPPA 6.11
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SEGNAVIA:
L’itinerario parte dal centro della piccola frazione di Arzeno a 603 m s.l.m., luogo di cave, ed in cui è presente un ponte Romano, non percorribile ma comunque interessante da vedere.
La cava più conosciuta, oggi sede museale e visitabile, è la miniera di Gambatesa, attiva dal 1876 fino alla metà del secolo scorso, dalla quale si estraeva il manganese (http://minieradigambatesa.com/).
Il fascino dell’escursione è percorrere a piedi tutto il tracciato, ma questa è una tappa decisamente impegnativa, che si deve affrontare con un buon allenamento, tenendo presente quante ore di luce si hanno a disposizione, ed eventualmente valutare di raggiungere il Passo del Biscia con l’auto, percorrendo la strada provinciale della Valgraveglia. Percorso da evitare con condizioni meteo estreme (troppo caldo, troppo freddo, intemperie).
Dalla piazzetta centrale della piccola frazione di Arzeno (Comune di Ne), situata a 603 m s.l.m., dove troviamo il primo punto acqua, si raggiunge il Passo del Biscia percorrendo il sentiero carsologico – anello Monte Zatta, che parte proprio di fronte ai giardini.
Il sentiero è segnalato sia sul palo della luce (dove la freccia indica di lasciare la strada provinciale e girare sulla stradina che si incunea fra le case), con segnaletica FIE rappresentata da un cerchio rosso, sia da una freccia in legno che indica il Monte Prato Pinello, sia dalla segnaletica stradale che indica la strada pedonale per il Monte Biscia.
Dopo 180 metri, ignorare la stradina che arriva da destra, e proseguire sempre avanti diritti in salita, nel bosco. Dopo altri 200 metri si interseca una prima volta la provinciale della Valgraveglia, che si attraversa e si prosegue sempre avanti diritto.
Si percorrono circa 800 metri, sempre salendo, e si interseca nuovamente la provinciale, che si attraversa e si prosegue sulla comoda strada bianca, all’imbocco della quale è situato un pannello esplicativo che illustra le peculiarità della zona carsologica e dell’inghiottitoio dei Piani di Oneto. Si segue questa strada per 800 metri e al bivio si tiene la destra, si costeggia l’inghiottitoio e si curva a destra, fino a raggiungere il Passo del Biscia (m 889 s.l.m.), dopo circa un’ora e mezza di cammino.
La cava più conosciuta, oggi sede museale e visitabile, è la miniera di Gambatesa, attiva dal 1876 fino alla metà del secolo scorso, dalla quale si estraeva il manganese (http://minieradigambatesa.com/).
Il fascino dell’escursione è percorrere a piedi tutto il tracciato, ma questa è una tappa decisamente impegnativa, che si deve affrontare con un buon allenamento, tenendo presente quante ore di luce si hanno a disposizione, ed eventualmente valutare di raggiungere il Passo del Biscia con l’auto, percorrendo la strada provinciale della Valgraveglia. Percorso da evitare con condizioni meteo estreme (troppo caldo, troppo freddo, intemperie).
Dalla piazzetta centrale della piccola frazione di Arzeno (Comune di Ne), situata a 603 m s.l.m., dove troviamo il primo punto acqua, si raggiunge il Passo del Biscia percorrendo il sentiero carsologico – anello Monte Zatta, che parte proprio di fronte ai giardini.
Il sentiero è segnalato sia sul palo della luce (dove la freccia indica di lasciare la strada provinciale e girare sulla stradina che si incunea fra le case), con segnaletica FIE rappresentata da un cerchio rosso, sia da una freccia in legno che indica il Monte Prato Pinello, sia dalla segnaletica stradale che indica la strada pedonale per il Monte Biscia.
Dopo 180 metri, ignorare la stradina che arriva da destra, e proseguire sempre avanti diritti in salita, nel bosco. Dopo altri 200 metri si interseca una prima volta la provinciale della Valgraveglia, che si attraversa e si prosegue sempre avanti diritto.
Si percorrono circa 800 metri, sempre salendo, e si interseca nuovamente la provinciale, che si attraversa e si prosegue sulla comoda strada bianca, all’imbocco della quale è situato un pannello esplicativo che illustra le peculiarità della zona carsologica e dell’inghiottitoio dei Piani di Oneto. Si segue questa strada per 800 metri e al bivio si tiene la destra, si costeggia l’inghiottitoio e si curva a destra, fino a raggiungere il Passo del Biscia (m 889 s.l.m.), dopo circa un’ora e mezza di cammino.
Al Passo del Biscia si trova un memoriale della prima guerra mondiale (che funge da riparo per le intemperie), fatto costruire da Benedetto Pessagno in onore del figlio Vittorio, caduto sull’Ortigara nel 1917. La statua del giovane soldato è posizionata sul tetto della cappella. Nel prato a lato dell’edificio, si trova il monumento del Partigiano, intitolato “le anime pietrificate” composto da tre figure scultoree che rappresentano l’anima di tre persone rimaste sul Passo per l’eternità.
Voltando le spalle al memoriale, di fronte si vede una strada bianca, che si dirige verso destra: se è chiusa dalla sbarra, è sufficiente spostarsi di qualche metro sulla destra, dove c’è l’accesso pedonale e la si percorre per circa 2,5 km, fino a raggiungere il rifugio “Monte Porcile” della Forestale (m 989 s.l.m.).
Qui la strada curva verso destra e dopo altri 50 metri si trova un segnavia in legno che indica “AV5T “ (Alta Via – 5 Terre) Passo del Bocco di Bargone, che è il punto da raggiungere, procedendo ancora sulla strada bianca, lambendo le pendici del Monte Porcile; in questo tratto nel mese di maggio si possono ammirare splendide fioriture di orchidee e narcisi spontanei.
Percorsi altri 1,4 km, ci si trova in un bivio fra due strade bianche: tenere la strada sotto, sulla destra, segnalata dal segnavia AV, percorrere un centinaio di metri sul prato e scendere per il sentiero sulla destra, segnalato dal segnavia AV lungo un centinaio di metri, che declina ripidamente costeggiando una recinzione per animali (scendendo si noterà che una sterrata corre parallela al terreno: conduce alla stessa destinazione del sentiero) e, arrivati in fondo, ci si immette sulla sterrata e si prosegue andando avanti dritti per altri 1,3 km circa.
Arrivati al traliccio della luce, tenere la strada che è sulla sinistra e, anche se immettono sentieri da destra e da sinistra, ignorarli e proseguire fino al Passo del Bocco di Bargone (m 955 s.l.m.): a questo punto sono stati percorsi circa 7 km dal Passo del Biscia.
Il Passo del Bocco di Bargone è uno slargo nel quale ci sono diversi cartelli, alcuni dei quali non più leggibili o non più saldamente conficcati nel terreno, ma la segnaletica del Comune di Maissana (SP) informa che ci si trova in “zona di particolare interesse naturalistico e archeologico”. Sulla destra si vedrà il basamento di una costruzione dove, con la vernice rossa, sono state scritte artigianalmente molte informazioni; subito dopo questo parallelepipedo la strada si divide: tenere quella di destra, contrassegnata da tre pallini rossi a piramide in direzione Monte Treggin – Pian del Lago – Rocca Grande, per circa 1,6 km.
Il segnavia poi diventa una X rossa.
Circa 900 metri dopo il lago si incontra una sbarra, aperta, che si oltrepassa.
In questo punto sulla destra c’è la deviazione per il Rifugio Treggin: attenzione!! Se si vuole salire al rifugio, tenere in conto che il tempo di percorrenza si allunga e non è ricompreso in quello indicato per il tratto, se invece si vuole arrivare alla vetta del Treggin, bisogna proseguire in discesa sulla strada sterrata: dopo 150 mt, sulla sinistra, su un masso c’è l’indicazione di girare a sinistra nel bosco.
A questo punto sono stati percorsi circa 10 km dal Passo del Biscia ed è possibile scegliere tra 2 percorsi alternativi:
A. Salire sulla vetta del Monte Treggin,
B. Aggirare il Monte Treggin ed eventualmente optare per una tappa intermedia presso l’agriturismo sottostante “Le Sorgenti di Gromolo”.
Attenzione!!! in caso di pioggia, temporale in arrivo o elevata umidità, è molto pericoloso salire sul Monte Treggin, e si sconsiglia vivamente di proseguire, così come bisogna prestare attenzione alla temperatura della roccia se la stagione è calda.
Voltando le spalle al memoriale, di fronte si vede una strada bianca, che si dirige verso destra: se è chiusa dalla sbarra, è sufficiente spostarsi di qualche metro sulla destra, dove c’è l’accesso pedonale e la si percorre per circa 2,5 km, fino a raggiungere il rifugio “Monte Porcile” della Forestale (m 989 s.l.m.).
Qui la strada curva verso destra e dopo altri 50 metri si trova un segnavia in legno che indica “AV5T “ (Alta Via – 5 Terre) Passo del Bocco di Bargone, che è il punto da raggiungere, procedendo ancora sulla strada bianca, lambendo le pendici del Monte Porcile; in questo tratto nel mese di maggio si possono ammirare splendide fioriture di orchidee e narcisi spontanei.
Percorsi altri 1,4 km, ci si trova in un bivio fra due strade bianche: tenere la strada sotto, sulla destra, segnalata dal segnavia AV, percorrere un centinaio di metri sul prato e scendere per il sentiero sulla destra, segnalato dal segnavia AV lungo un centinaio di metri, che declina ripidamente costeggiando una recinzione per animali (scendendo si noterà che una sterrata corre parallela al terreno: conduce alla stessa destinazione del sentiero) e, arrivati in fondo, ci si immette sulla sterrata e si prosegue andando avanti dritti per altri 1,3 km circa.
Arrivati al traliccio della luce, tenere la strada che è sulla sinistra e, anche se immettono sentieri da destra e da sinistra, ignorarli e proseguire fino al Passo del Bocco di Bargone (m 955 s.l.m.): a questo punto sono stati percorsi circa 7 km dal Passo del Biscia.
Il Passo del Bocco di Bargone è uno slargo nel quale ci sono diversi cartelli, alcuni dei quali non più leggibili o non più saldamente conficcati nel terreno, ma la segnaletica del Comune di Maissana (SP) informa che ci si trova in “zona di particolare interesse naturalistico e archeologico”. Sulla destra si vedrà il basamento di una costruzione dove, con la vernice rossa, sono state scritte artigianalmente molte informazioni; subito dopo questo parallelepipedo la strada si divide: tenere quella di destra, contrassegnata da tre pallini rossi a piramide in direzione Monte Treggin – Pian del Lago – Rocca Grande, per circa 1,6 km.
Il segnavia poi diventa una X rossa.
Circa 900 metri dopo il lago si incontra una sbarra, aperta, che si oltrepassa.
In questo punto sulla destra c’è la deviazione per il Rifugio Treggin: attenzione!! Se si vuole salire al rifugio, tenere in conto che il tempo di percorrenza si allunga e non è ricompreso in quello indicato per il tratto, se invece si vuole arrivare alla vetta del Treggin, bisogna proseguire in discesa sulla strada sterrata: dopo 150 mt, sulla sinistra, su un masso c’è l’indicazione di girare a sinistra nel bosco.
A questo punto sono stati percorsi circa 10 km dal Passo del Biscia ed è possibile scegliere tra 2 percorsi alternativi:
A. Salire sulla vetta del Monte Treggin,
B. Aggirare il Monte Treggin ed eventualmente optare per una tappa intermedia presso l’agriturismo sottostante “Le Sorgenti di Gromolo”.
Attenzione!!! in caso di pioggia, temporale in arrivo o elevata umidità, è molto pericoloso salire sul Monte Treggin, e si sconsiglia vivamente di proseguire, così come bisogna prestare attenzione alla temperatura della roccia se la stagione è calda.
A. SALITA AL MONTE TREGGIN
Una volta entrati nel bosco, si percorrono circa 100 metri (segnavia X rossa) e si incrocia un altro sentiero che si ignora, proseguendo diritti per 300 metri, ed ecco aprirsi la visuale sulle rocce sedimentarie, stratificate, inclinate quasi come se si fossero inchinate alla potenza della natura: qui chiudere i bastoncini da trekking (che si consiglia di utilizzare in tutto il resto del percorso) e, seguendo i segni, salire i pochi metri che separano dalla sommità (m 871 s.l.m.). La cima è composta di diaspri rossi, vi sono una croce ed una statuetta della Madonna: nelle giornate terse sembra di poter toccare Sestri Levante con un dito, ma se sotto ci sono le nuvole, si avrà la sensazione di essere su di un’isola in mezzo al mare.
Seguendo il segno X rossa ben visibile, scendere dalla parte opposta a quella da cui si è arrivati, più lineare rispetto alla prima, che sembra sparire e nascondersi nel bosco, dove dopo 800 metri (nella selletta fra il Monte Treggin ed il Monte Incisa) si incrocia un altro sentiero perpendicolare, che si ignora. Si prosegue avanti diritto, sul sentiero contrassegnato dal quadrato rosso vuoto e, dopo 700 metri, si giunge in un pianoro, dove il sentiero curva a sinistra e passa fra i resti di due costruzioni in pietra, tutte ben contrassegnate dal quadrato rosso vuoto.
Si attraversa un altro grande bosco di castagno, un po’ trascurato, ma dove non mancano i richiami dei segnavia, e quando si giunge nella pietraia, tenere la sinistra. Arrivati ad un bivio, si gira a sinistra mantenendosi sul sentiero segnalato dal quadrato rosso vuoto, si scende sul terreno sconnesso della pietraia, e, dopo 400 metri, bisogna fare attenzione a girare a destra a gomito sul sentiero che è segnato ma si vede poco (se non si presta attenzione e si va avanti diritti, si va fuori percorso!). Lasciato alle spalle il terreno brullo, dove stanno pian pianino ricrescendo gli arbusti e si vedono i resti dei tronchi degli alberi che hanno subìto un incendio, si percorrono pochi metri nella boscaglia e si arriva ad un sentiero lastricato: qui si gira a sinistra e si raggiunge la chiesa della località Tassani a m 368 s.l.m., dove troviamo un punto acqua.
B. DEVIAZIONE VERSO L’AGRITURISMO (SENZA SALITA AL MONTE TREGGIN)
Si scende gradualmente lungo la strada bianca, seguendo le indicazioni per l’Agriturismo.
Da qui, poi, seguire la strada bianca, fino a Tassani (in prossimità del paese diventa asfaltata).
I dure percorsi alternativi si ricongiungono in località Tassani.
Dalla piazza della chiesa di Tassani, il percorso prosegue verso la strada asfaltata e ci si avvia su quella che sale verso sinistra, si percorrono 200 metri e di fronte si vede una casa cadente, con una catenella che chiude l’accesso, ma il quadrato rosso vuoto è proprio sulla casa, quindi si oltrepassa la catena, si costeggia la casa avendo cura di passare a distanza di sicurezza e all’angolo dell’abitazione, si gira a sinistra a 90° (il segno è sul muro posteriore della casa), dove c’è un piccolo sentiero sterrato che penetra subito fra la vegetazione.
Percorsi circa 300 metri sul sentiero, ci si trova in un bivio dove si deve tenere la destra: prestando attenzione, si noterà un cartello posto in alto, che indica Verici Alto.
Si prosegue nel bosco del Monte Caddio per circa 1,2 km tenendo sempre il sentiero, lungo il quale sono visibili i richiami del quadrato rosso vuoto, ignorando due piccoli sentieri che si immettono da destra, fino a giungere alle case di Verici Alto, delle quali si costeggia il retro: il sentiero termina girando verso destra su asfalto in Via Bruschi, ma dopo 10 metri si trova un altro passaggio sulla sinistra che, dopo 150 metri, si immette nuovamente su Via Bruschi (volendo, può essere sostituito dal tornante su asfalto).
Si percorrono ancora 200 metri in discesa in Via Bruschi e, nella curva, si tiene la destra, si scende per 5 metri sulla rampa in mattoni e si gira subito a sinistra sulla scaletta in mattoni; 50 metri più avanti la strada si divide, ma anche qui si tiene la sinistra (lasciando la passatoia in mattoni e seguendo il segnavia quadrato rosso vuoto) che, dopo un centinaio di metri, confluisce su una strada in cemento: qui si gira a destra a gomito.
Dopo 100 mt può trarre in inganno un segno su un albero sulla sinistra della stradina: non scendere, ma proseguire dritti per altri 200 metri, e prestare attenzione, sempre sulla sinistra, al vero sentiero che scende verso la boscaglia.
Anche qui le tracce di un incendio rendono il paesaggio un po’ brullo, con piccoli arbusti che stanno ricrescendo ora e, giunti sul pianoro, tenere il sentierino di sinistra che, dopo uno strettissimo, sporco e poco pregevole battuto in terra, in corrispondenza di enormi piante di agave, si immette sulla strada asfaltata e raggiunge le case di Via Fossa Lupara: qui è indifferente procedere avanti diritto oppure curvare leggermente a sinistra e girare subito a destra sulla stradina (con sbarra) che costeggia la chiesa di Santa Margherita di Fossa Lupara (m 82 s.l.m.), davanti alla quale si può ammirare un pregevole risseu (I "risseu" sono composizioni fatte di ciottoli di pietra che ornano i sagrati di molte chiese liguri, ma anche di piazze, giardini e strade).
Una volta entrati nel bosco, si percorrono circa 100 metri (segnavia X rossa) e si incrocia un altro sentiero che si ignora, proseguendo diritti per 300 metri, ed ecco aprirsi la visuale sulle rocce sedimentarie, stratificate, inclinate quasi come se si fossero inchinate alla potenza della natura: qui chiudere i bastoncini da trekking (che si consiglia di utilizzare in tutto il resto del percorso) e, seguendo i segni, salire i pochi metri che separano dalla sommità (m 871 s.l.m.). La cima è composta di diaspri rossi, vi sono una croce ed una statuetta della Madonna: nelle giornate terse sembra di poter toccare Sestri Levante con un dito, ma se sotto ci sono le nuvole, si avrà la sensazione di essere su di un’isola in mezzo al mare.
Seguendo il segno X rossa ben visibile, scendere dalla parte opposta a quella da cui si è arrivati, più lineare rispetto alla prima, che sembra sparire e nascondersi nel bosco, dove dopo 800 metri (nella selletta fra il Monte Treggin ed il Monte Incisa) si incrocia un altro sentiero perpendicolare, che si ignora. Si prosegue avanti diritto, sul sentiero contrassegnato dal quadrato rosso vuoto e, dopo 700 metri, si giunge in un pianoro, dove il sentiero curva a sinistra e passa fra i resti di due costruzioni in pietra, tutte ben contrassegnate dal quadrato rosso vuoto.
Si attraversa un altro grande bosco di castagno, un po’ trascurato, ma dove non mancano i richiami dei segnavia, e quando si giunge nella pietraia, tenere la sinistra. Arrivati ad un bivio, si gira a sinistra mantenendosi sul sentiero segnalato dal quadrato rosso vuoto, si scende sul terreno sconnesso della pietraia, e, dopo 400 metri, bisogna fare attenzione a girare a destra a gomito sul sentiero che è segnato ma si vede poco (se non si presta attenzione e si va avanti diritti, si va fuori percorso!). Lasciato alle spalle il terreno brullo, dove stanno pian pianino ricrescendo gli arbusti e si vedono i resti dei tronchi degli alberi che hanno subìto un incendio, si percorrono pochi metri nella boscaglia e si arriva ad un sentiero lastricato: qui si gira a sinistra e si raggiunge la chiesa della località Tassani a m 368 s.l.m., dove troviamo un punto acqua.
B. DEVIAZIONE VERSO L’AGRITURISMO (SENZA SALITA AL MONTE TREGGIN)
Si scende gradualmente lungo la strada bianca, seguendo le indicazioni per l’Agriturismo.
Da qui, poi, seguire la strada bianca, fino a Tassani (in prossimità del paese diventa asfaltata).
I dure percorsi alternativi si ricongiungono in località Tassani.
Dalla piazza della chiesa di Tassani, il percorso prosegue verso la strada asfaltata e ci si avvia su quella che sale verso sinistra, si percorrono 200 metri e di fronte si vede una casa cadente, con una catenella che chiude l’accesso, ma il quadrato rosso vuoto è proprio sulla casa, quindi si oltrepassa la catena, si costeggia la casa avendo cura di passare a distanza di sicurezza e all’angolo dell’abitazione, si gira a sinistra a 90° (il segno è sul muro posteriore della casa), dove c’è un piccolo sentiero sterrato che penetra subito fra la vegetazione.
Percorsi circa 300 metri sul sentiero, ci si trova in un bivio dove si deve tenere la destra: prestando attenzione, si noterà un cartello posto in alto, che indica Verici Alto.
Si prosegue nel bosco del Monte Caddio per circa 1,2 km tenendo sempre il sentiero, lungo il quale sono visibili i richiami del quadrato rosso vuoto, ignorando due piccoli sentieri che si immettono da destra, fino a giungere alle case di Verici Alto, delle quali si costeggia il retro: il sentiero termina girando verso destra su asfalto in Via Bruschi, ma dopo 10 metri si trova un altro passaggio sulla sinistra che, dopo 150 metri, si immette nuovamente su Via Bruschi (volendo, può essere sostituito dal tornante su asfalto).
Si percorrono ancora 200 metri in discesa in Via Bruschi e, nella curva, si tiene la destra, si scende per 5 metri sulla rampa in mattoni e si gira subito a sinistra sulla scaletta in mattoni; 50 metri più avanti la strada si divide, ma anche qui si tiene la sinistra (lasciando la passatoia in mattoni e seguendo il segnavia quadrato rosso vuoto) che, dopo un centinaio di metri, confluisce su una strada in cemento: qui si gira a destra a gomito.
Dopo 100 mt può trarre in inganno un segno su un albero sulla sinistra della stradina: non scendere, ma proseguire dritti per altri 200 metri, e prestare attenzione, sempre sulla sinistra, al vero sentiero che scende verso la boscaglia.
Anche qui le tracce di un incendio rendono il paesaggio un po’ brullo, con piccoli arbusti che stanno ricrescendo ora e, giunti sul pianoro, tenere il sentierino di sinistra che, dopo uno strettissimo, sporco e poco pregevole battuto in terra, in corrispondenza di enormi piante di agave, si immette sulla strada asfaltata e raggiunge le case di Via Fossa Lupara: qui è indifferente procedere avanti diritto oppure curvare leggermente a sinistra e girare subito a destra sulla stradina (con sbarra) che costeggia la chiesa di Santa Margherita di Fossa Lupara (m 82 s.l.m.), davanti alla quale si può ammirare un pregevole risseu (I "risseu" sono composizioni fatte di ciottoli di pietra che ornano i sagrati di molte chiese liguri, ma anche di piazze, giardini e strade).
Dalla chiesa si vede benissimo l’area di servizio “Riviera Nord” dell’autostrada A12. Tramite la scalinata posta davanti alla chiesa, si scende in Via Fossa Lupara, dopo 100 mt si incrocia la strada provinciale, che si attraversa, e si passa sotto all’autostrada.
Da qui si tiene sempre avanti diritto, si attraversa la rotonda, poi la strada curva verso destra: i cartelli indicano la direzione “centro”. Si segue il marciapiede che curva verso sinistra, poi sulla destra si passa sotto al sottopasso di Via Pontino e si prosegue sempre avanti dritto, si attraversa la rotonda e ci si immette in Via Santa Vittoria, che confluisce in Via Nazionale, che si percorre tutta fino ad arrivare all’inizio della zona pedonale.
Dopo tutta la strada percorsa, ci si può rifocillare nel centro storico e, recuperate le forze, è d’obbligo fare ancora qualche passo e raggiungere la splendida Baia del Silenzio.
Chi avesse l’opportunità di soggiornare una notte nella rinomata località balneare, prima di lasciare Sestri, l’indomani può salire fino a Punta Manara, punto panoramico dal quale si godono bellissimi scorci sulla Baia del Silenzio e su Riva Trigoso.
Da qui si tiene sempre avanti diritto, si attraversa la rotonda, poi la strada curva verso destra: i cartelli indicano la direzione “centro”. Si segue il marciapiede che curva verso sinistra, poi sulla destra si passa sotto al sottopasso di Via Pontino e si prosegue sempre avanti dritto, si attraversa la rotonda e ci si immette in Via Santa Vittoria, che confluisce in Via Nazionale, che si percorre tutta fino ad arrivare all’inizio della zona pedonale.
Dopo tutta la strada percorsa, ci si può rifocillare nel centro storico e, recuperate le forze, è d’obbligo fare ancora qualche passo e raggiungere la splendida Baia del Silenzio.
Chi avesse l’opportunità di soggiornare una notte nella rinomata località balneare, prima di lasciare Sestri, l’indomani può salire fino a Punta Manara, punto panoramico dal quale si godono bellissimi scorci sulla Baia del Silenzio e su Riva Trigoso.